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Luca Paolazzi |
Precipitevolissimevolmente.
La caduta del Pil italiano sta diventando a rotta di collo. Una
sorta di Caporetto dell’economia.
Come
prevedibile e previsto
da Firstonline,
in anticipo sugli altri media, tutti i centri studi, a cominciare da
quello della Banca d’Italia, stanno smanettando sui modelli
econometrici per capire di quanto ridurre le stime del Pil per il
2020 e decretare l’ingresso dell’Italia in una nuova
recessione, la quarta in meno di dieci anni.
Per esempio, Prometeia ha marginalmente ritoccato all’ingiù, da
+0,1% a -0,3%, la variazione del Pil nel primo trimestre 2020.
Ref
Ricerche la rivede in modo decisamente più consistente. Facendo due
conti ragionati, quasi sul retro di una busta, vengono
fuori numeri da brivido:
una riduzione compresa tra -1% e -3% cumulata nei primi due trimestri
dell’anno. E il recupero non è affatto detto che sia a V.
I
calcoli degli economisti di Ref Ricerche partono da valutazioni sui
singoli settori, divisi in quattro gruppi, a seconda della forchetta
di variazione del valore aggiunto che ci si può attendere. Alcuni
hanno segno positivo (+2-6%): sono quelli che stanno beneficiando
dell’isterica reazione
dei consumatori nell’accaparrarsi cibo, amuchina e
così via, e valgono l’8,5% del Pil . Altri non vengono
sostanzialmente contagiati: i servizi pubblici, l’agricoltura e gli
allevamenti, e molti servizi privati; sono il gruppo più importante,
pesando per il 54,6% del Pil.
Poi
ci sono i comparti che patiscono flessioni. Comprese entro il -4%
per una serie di settori manifatturieri e per l’energia,
le costruzioni, il commercio non alimentare e all’ingrosso;
nell’insieme hanno un’incidenza del 25,1% sul Pil italiano. Ed
estese fino al -40% per tessile, trasporti aerei e ferroviari,
alberghi, ristoranti, bar, spettacoli, attività sportive ed eventi.
Contano per l’11,7% del Pil.
Queste
stime comportano che il Pil italiano sarà
più basso di un valore compreso tra 9 e 27 miliardi.
Per i conti pubblici ciò si traduce in minori entrate e maggiori
uscite (per esempio, più Cassa integrazione e sussidi di
disoccupazione). Considerando solo le minori entrate, il deficit
pubblico si allarga di 5-13 miliardi. Anche per questo i mercati
voltano le spalle ai Btp.
Cuesta
epidemia, come rileva Ref Ricerche, è
la prima ai tempi dei social media. Ciò
diffonde il panico e, data la quantità di fake news che girano in
rete, la disinformazione. È anche la prima nell’era del
telelavoro, che consente di ridurre gli spostamenti e continuare a
lavorare da casa; penalizzando, tuttavia, il settore dei trasporti.
Infine,
è anche la prima nell’epoca degli acquisti on-line; molti
preferiranno questo canale di vendita anziché recarsi al
supermercato e, una volta fatta l’abitudine nell’emergenza,
difficilmente torneranno indietro, per comodità e maggiore
trasparenza dei prezzi.
Le
stime di Ref Ricerche potrebbero
rivelarsi pessimistiche nel
caso di un rapido ritorno alla normalità. Ma ciò appare difficile:
una volta aperto il vaso e lasciata uscire la paura, farcela
rientrare richiede molto tempo. Oppure ottimistiche, se il virus e il
conseguente panico si diffondessero in altre nazioni, come sta
avvenendo. La Svizzera ha annullato
il salone dell’auto di Ginevra,
principale appuntamento annuale del settore. Gli Usa hanno annunciato
che potrebbe rendersi necessaria la chiusura di alcune scuole. E così
via.
Ps:
si è saputo che l’Ocse ha cambiato modalità di presentazione
delle nuove previsioni, in calendario lunedì 2 marzo, contenenti
anche stime per l’effetto del virus. Non più una vera conferenza
stampa, ma una virtuale, con domande da inviare via Instagram. Enzo
Iannacci avrebbe cantato:
«Per non essere da meno».
*Luca
Paolazzi.
Economista partner a Ref Ricerche. Dall'ottobre 2007 al febbraio 2018
ha diretto il Centro Studi Confindustria. Dal settembre 1986 al
settembre 2007 ha lavorato a Il Sole 24 Ore, arrivando a coordinare
gli editoriali. Dal marzo 1984 all'agosto 1986 è stato economista
all'Ufficio studi Fiat. Autore di numerose pubblicazioni di economia,
ha vinto i premi Q8, Brizio e Lingotto per il giornalismo economico.
Questo
articolo è ripreso da Firstonline, per gentile concessione.