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Sergio Capaldo, fondatore del consorzio La Granda mostra due bistecche della cuneese Fassona |
Incomincia
così il post che si può leggere sulla pagina facebook della Banca
del Piemonte, sempre innovativa nel rispetto della sua tradizione
ultracentenaria.
La
Banca del Piemonte sottolinea che Slow Food, l'associazione
internazionale fondata a Bra da Carlin Petrini per ridare il giusto
valore al cibo, nel rispetto di chi lo produce e in armonia con
l'ambiente e gli ecosistemi, ha lanciato la campagna Meat the Change,
realizzata con il contributo del ministero dell'Ambiente e della
tutela del territorio e del mare. Iniziativa che mira ad aiutare a
fare scelte consapevoli sul consumo di carne, pensando agli effetti
dell'acquisto sulla salute, sull'ambiente, sull'economia locale, sul
paesaggio. Evitando di fare la spesa sulla base soltanto dei gusti
personali, del condizionamento della pubblicità e del prezzo.
Gli
esperti di Slow Food sostengono che, in
generale, la carne può essere consumata fino a due o tre volte alla
settimana, per un totale di 500 grammi circa. Quando la acquistiamo,
però, dobbiamo fare
attenzione alla qualità,
evitando quella proveniente da allevamenti intensivi e privilegiando,
invece, i piccoli, che non solo rispettano il benessere degli
animali, ma tutelano anche i loro ecosistemi.
E
consigliano di non acquistare grandi quantità, magari approfittando
di offerte speciali o prezzi bassi, che, spesso, sono indice di
sfruttamento, animale o ambientale. Meglio comprare più spesso, ma
carne fresca, proveniente da consorzi, associazioni o aziende con
disciplinari rigorosi su alimentazione e benessere animale.
Inoltre,
aggiungono da Bra, meglio non esagerare anche con gli insaccati e i
salumi: sono gustosissimi ma molto calorici, pieni di sale e spesso
ricchi di nitriti e nitrati, sostanze addizionate agli alimenti,
soprattutto industriali, per preservarli da contaminazioni
microbiche, oltre che per migliorarne l’aspetto e la consistenza.
Queste sostanze, durante le lavorazioni, possono subire delle
modificazioni chimiche che li trasformano in nitrosammine, molecole
potenzialmente cancerogene. Un consumo eccessivo e prolungato di
nitriti è associato ad aumento del rischio dei tumori dello stomaco
e dell’esofago.
“Ovviamente,
lungi da noi dire che un buon salame non deve arrivare in tavola ogni
tanto: basta saper scegliere consapevolmente – sottolinea Slow Food
- Ci sono, infatti, salumi realizzati con carni di razze autoctone,
allevate allo stato brado o semibrado, libere di assecondare i propri
comportamenti naturali e alimentate bene. È facile che da un
allevamento attento al benessere animale derivino salumi naturali,
prodotti utilizzando solo
conservanti naturali come
sale, pepe, peperoncino, spezie, fumo”.