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Il consigliere delegato e direttore generale Carlo Messina con il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro |
Ma, venerdì scorso, il vertice della
Banca ha comunicato che l'ordine del giorno della riunione di martedì
“includerà l'esame della comunicazione della Banca centrale
europea riguardante la politica dei dividendi nel contesto
conseguente all'epidemia del Covid-19”.
In altre parole: la Bce e la Banca
d'Italia hanno chiesto che le banche rinuncino a distribuire
dividendi, almeno fino a ottobre. Perché le risorse destinate alla
remunerazione del capitale potranno servire, nei prossimi mesi, a
finanziare imprese e famiglie, con forti necessità di prestiti a
causa della mancanza di liquidità provocata dal coronavirus.
Il comunicato di Intesa Sanpaolo parla
soltanto di esame della raccomandazione delle Autorità di vigilanza;
ma è intuibile che, in realtà, il consiglio di amministrazione
deciderà se accogliere l'istanza della Bce e di Banca d'Italia e,
alla vigilia dell'appuntamento, tutto lascia pensare che sarà così.
Piuttosto, molti azionisti si stanno chiedendo se verrà deciso
soltanto lo spostamento della data del pagamento, appunto a dopo
ottobre. Infatti, c'è chi teme la possibilità che gli
amministratori decidano di portare all'assemblea la proposta di
mandare a riserve tutto l'utile 2019, che è stato di 4,182 miliardi
a livello consolidato e di 2,137 miliardi quello della capogruppo.
Per la Compagnia di Sanpaolo,
principale azionista di Intesa Sanpaolo con il 6,790% del capitale,
in ballo ci sono circa 228 milioni di euro. Certamente non sarebbe un
problema, il rinvio dell'incasso del dividendo all'autunno; però,
potrebbe comportare qualche cambiamento dei programmi d'attività,
nonostante la grande liquidità e la ricchezza del suo fondo di
stabilizzazione delle erogazione, tale da coprire la necessità di
più anni.