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Victor Massiah |
Il Consiglio di amministrazione di Ubi
Banca, che ha come maggiore azionista singolo la Fondazione Crc di
Cuneo, ha approvato le linee di sviluppo e i target del piano
industriale del Gruppo per il triennio 2020-2022. Il Piano è stato
sviluppato in ipotesi di scenario economico conservativo e si
articola su tre pilastri di sviluppo, generatori di maggior
redditività: a) la rigorosa attenzione alla selezione del credito e
alla qualità dell’attivo b) la trasformazione del business retail,
grazie alla forte riduzione del cost to serve, abilitata dalla
digitalizzazione e dall’ulteriore miglioramento del servizio
(omnicanalità) accompagnato da un progetto di up/reskilling delle
risorse; c) l’ulteriore rafforzamento del servizio ai clienti high
end (premium, private, corporate, cib), grazie a un’evoluzione
delle piattaforme esistenti e a un forte investimento in formazione e
specializzazione dei team,
Il Gruppo prevede proventi operativi in
moderata crescita a 3,7 miliardi nel 2022, a fronte di oneri operativi per 2,2 miliardi. Fra l'altro, significativi risparmi saranno ottenuti
attraverso l’esecuzione di iniziative immobiliari, tra cui la
razionalizzazione e il consolidamento delle sedi direzionali, la
chiusura di 175 filiali, la vendita di immobili non strumentali e
l’uscita di circa 2.030 persone, nell' arco del Piano, incluse le
300 oggetto di accordo sindacale a gennaio 2020, il cui costo pari a
46,8 milioni netti è già stato incluso nei risultati dell’esercizio
2019.
Grazie all’attuazione delle
iniziative per il consolidamento dei ricavi e alla continua
ottimizzazione dei costi, la banca prevede di conseguire una
riduzione del cost/income dal 62,1% del 2019 al 58,1% del 2022. Le
rettifiche su crediti dovrebbero scendere a 387 milioni nel 2022, dai
738 del 2019.
Infine, l’utile netto d’esercizio è
atteso a 665 milioni nel 2022 (non sono previste poste non
ricorrenti) rispetto ai 251 milioni del 2019 (353 al netto delle
poste non ricorrenti), configurando un rote (rendimento del patrimonio netto tangibile) dell’8,3% a fine 2022.
In uno scenario di tassi di mercato a 0% (quindi non positivi),
l’utile netto si incrementerebbe di oltre 100 milioni al 2022, con
un rote del 9,5%.
Grazie all’incremento della
redditività complessiva, il Piano prevede un dividendo costantemente
in crescita, coerente con il mantenimento di un Cet1 a livelli di
assoluta solidità: pay-out ratio medio pari al 40% dell’utile
netto, coerente con il mantenimento di un Cet1 ratio al 12,5% a fine
anno; ma la possibilità di un ulteriore aumento del dividendo nel
2022 in caso di Cet1 superiore.
Victor Massiah, direttore generale di
Uni Banca, ha commentato: “Il triennio di Piano rappresenta, in
modo simbolico, il lasciarsi alle spalle un decennio di crisi, che la
Banca peraltro ha affrontato con resilienza. Basandosi su un
approccio conservativo per gli scenari futuri, la Banca è convinta
di avere tutte le capacità di evolvere il proprio modello di
business al servizio di azionisti, clienti, personale e del contesto
ambientale in cui opera.”