Permane
la sofferenza al
Sud,
dove in un anno i costi medi hanno perso
ancora quasi 2 punti percentuali,
scendendo a una media di 1.537 euro/mq, mentre si registrano
variazioni
positive al Nord (1.946
euro/mq) e nei grandi
centri (2.592
euro/mq), con un aumento dell’1,6% su base annuale. Nonostante un
calo
annuale pari a quasi un punto percentuale,
i costi maggiori si registrano ancora al Centro,
con una richiesta media per il settore residenziale di 2.235 euro/mq.
Se
le grandi città si confermano il vero traino del settore immobiliare
italiano, nei piccoli
centri la
variazione rispetto al 2018 è ancora
negativa (-0,4%)
e la cifra media per comprare un immobile è di 1.629 euro/mq. Ma
osservando quanto accaduto nella seconda parte del 2019, le
oscillazioni dimostrano come, anche qui, i prezzi stiano lentamente
raggiungendo la stabilità.
Guardano,
in particolare, il mercato nei capoluoghi di regione, emerge subito
che è Milano la
città dei record: qui, in un anno i costi richiesti per gli immobili
in vendita sono aumentati dell’8,1%, raggiungendo la media di 3.592
euro al metro quadro. Nonostante ciò, resta Firenze
la
più cara d’Italia, con una media di 3.856 euro/mq, che arriva da
una crescita annuale del 4,1%.
Insieme
a Milano e Firenze, sono Venezia
e
Bologna
le
due città più in salute e in cui il mercato del mattone registra
una grande vivacità: nella Laguna, a dicembre 2019, i prezzi
risultano cresciuti del 6,4% rispetto allo stesso mese del 2018,
raggiungendo la richiesta media di 3.142 euro/mq. A Bologna, invece,
l’aumento su base annua è stato del 4,1%, con un costo medio di
2.867 euro/mq.
Rispetto
al 2018, a Roma
continuano a scendere i costi degli immobili:
a fronte di un calo dell’1% in un anno, il prezzo richiesto nella
Capitale si ferma a 3.141 euro/mq.
Si
rilevano variazioni annuali attorno al +3% a Trieste
e
Cagliari,
con costi medi che, però, rimangono distanti dagli altri capoluoghi
citati finora: rispettivamente nelle due città si richiedono in
media 1.543 e 2.137 euro al metro quadro.
Risultano,
invece, fermi i prezzi di Catanzaro
e
Torino,
con variazioni annuali appena sopra lo 0%.
Tutti
gli altri capoluoghi di regione risultano invece ancora in
sofferenza, con picchi
del -5,5% a Palermo.
Superano
la perdita di tre punti percentuali anche
i valori immobiliari registrati a Potenza,
Genova, Ancona e Bari.
“L’aumento
dei prezzi del mattone non è più determinato dal miglioramento
della sua qualità – sostiene Carlo
Giordano, amministratore delegato di Immobiliare.it –
Gli
immobili italiani sono vecchi e solo il 9% ha meno di 30 anni: la
vera riqualificazione necessaria per questo patrimonio è quella che
coinvolge gli interi stabili e non le singole unità abitative. Ma
nel nostro Paese ciò è reso estremamente difficoltoso a causa della
frammentazione dei condomini nella piccola proprietà privata. Oggi e
nei prossimi anni, l’aumento dei costi è e sarà legato solamente
all’aumento della domanda abitativa che, in Italia, così come nel
resto del mondo, si sta concentrando sempre più nelle grandi città.
Per questa ragione, ci aspettiamo che la ripresa immobiliare
proseguirà solo dove è già partita, senza coinvolgere il resto del
Paese, che, in mancanza di interventi di valorizzazione turistica del
territorio, rimarrà in una fase di stagnazione”.
“Ed
è questo trend che ha anche cambiato il modello dell’investimento
immobiliare in Italia – conclude
Giordano
–
Ieri,
ogni genitore tendeva ad acquistare casa per i figli nella loro città
d’origine, oggi sono solo le famiglie che vivono nelle zone più
redditive, con un buon mercato del lavoro e una conseguente domanda
abitativa a investire nel mattone”.