Risultati decisamente negativi si sono
registrati per la produzione di vino, diminuita del 12,0% dopo
l’exploit del 2018, quando era aumentata del 14,3%. Altri settori
hanno subìto cali rilevanti, quali: frutta (-3,0% contro il +1,4%
del 2018), cereali (-2,6%, +3,5% nel 2018), piante industriali (-1,6%
contro +7,0% del 2018) e produzione zootecnica (-0,3%, -0,5% nel
2018).
Al contrario, il 2019 è stato un anno
favorevole per la produzione di olio, cresciuta del 32,0% dopo il
crollo registrato nel 2018 (-36,9%). Dinamiche positive, come nel
2018, anche per le coltivazioni foraggere (+3,5%), le patate (+2,0%)
e gli ortaggi (+1,1%). Confermato il trend positivo delle attività
secondarie (+1,3%) e delle attività dei servizi (+0,4%).
Più contenuta, rispetto al 2018, la
crescita sia dei prezzi alla produzione (+0,7% contro +1,4% dell’anno
precedente) sia di quelli relativi ai costi (input) sostenuti dagli
agricoltori (+0,9% contro +4,4%).
Nel complesso, il valore
aggiunto lordo a prezzi base è diminuito del 2,7% in volume. Le
Unità di Lavoro (Ula) hanno subito un modesto calo (-0,1%), sintesi
di un incremento dei lavoratori dipendenti (+0,4%) e di un calo di
quelli indipendenti (-0,4%). L’indicatore di reddito agricolo ha
subito un decremento del 2,6%.
La graduatoria del valore
della produzione a prezzi correnti vede, per il 2019, la Francia al
primo posto (75,4 miliardi di euro), seguita da Germania (57,0
miliardi di euro) e Italia (56,6 miliardi di euro). In termini di
valore aggiunto, però, l’Italia si conferma al primo posto con
31,9 miliardi di euro davanti a Francia (31,0 miliardi di euro) e
Spagna (26,5 miliardi di euro).