![]() |
Mario Garavelli, magistrato per una cinquantina d'anni autore del libro "Anatomia della stupidità e teologia umorale" |
Il libro è una specie di pamphlet.
Nella prima parte, si affrontano, con stile prevalentemente ironico e
provocatorio, ma con intenti molto seri e, talvolta, con forte
polemica, diversi temi ascrivibili alla comune radice della
stupidità, quali gli eccessi del tifo calcistico, dei concerti rock,
del tatuaggio selvaggio e del codino al man-bun, dei selfie, del
turpiloquio, degli applausi ai funerali e delle ingiurie ai vivi,
dell'enfasi sul cibo, di Internet usato come palcoscenico, delle
parole a sproposito.
Ma, sempre con arguzia e sagacia, Mario
Garavelli affronta anche argomenti più spinosi: la guerriglia No Tav
(“una Vande alla bagna cauda”), l'ignoranza e i vezzi di tanti
giornalisti, l'insipienza, la volgarità e l'inadeguatezza di troppi
politici, i numerosi difetti del sistema giudiziario.
Nella seconda parte dell'opera,
l'autore, molto colto, curioso, amante dei libri e della musica,
compagno di banco di Umberto Eco al liceo Plana e amico fino alla sua
scomparsa, analizza, ancora in chiave semiseria, aspetti della
religiosità, affrontata nei capitoli intitolati “Voglio ina laurea
in scienze teologiche”, “Perché Dio parla solo coi preti?”,
“Filologia biblica all'ingrosso”, “Se la Bibbia piange il
Corano non ride” e “Che paura la morte”.
Mario Garavelli premette che l'idea di
“buttare giù dei pastiches in forma di considerazioni pseudo
sapienziali nate dall'esperienza ha generato questo testo” che ha
un titolo minimalista, ma onesto. E conclude “In un'opera
specialmente dedicata alla stupidità umana, è facile concludere che
gli stupidi stanno tutti dalla parte degli egoisti; il guaio è che
sono in maggioranza e dominano il mondo”.
Singolare anche la postfazione “in
forma di stroncatura” firmata da Garavelli Mario, il quale scrive
che gli spiace veramente “infierire contro il parto del pensiero di
un ottuagenario che, malgrado le professioni di umiltà che sparge a
piene mani, deve avere un alto concetto di sé e deve avere investito
in questo libro le sue ultime, evidentemente declinanti, energie”.
Al "subalpino" Mario Garavelli, però, lo stesso
Garavelli Mario riconosce “una certa originalità
nell'impostazione, qualche osservazione non peregrina, un certo
coraggio nell'assumere posizioni politiche e personali, le
considerazioni finali dimostrative di una personalità complessa e
tormentata”.
E' un bel libro, che, anche per il suo
stile, si legge con piacere e interesse. Con il vantaggio che fa
riflettere e arricchisce.