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Urbano Cairo, presidente di Cairo Communication e Rcs |
Nonostante i
tassi di crescita del digitale, nel 2018 l’86,5% del giro d’affari
mondiale proviene ancora dalla carta stampata (era il 91,7% nel
2014), segno di come a livello globale la gran parte delle vendite si
concentri ancora sui canali tradizionali.
Nel 2018 prosegue
il trend decrescente della diffusione cartacea in Italia, che, con
una diminuzione nell’ultimo anno di circa 240 mila copie al giorno,
si è attestata a 2,5 milioni di copie (-8,6% sul 2017 e -32,3% sul
2014). Nel 2018 sono state diffuse giornalmente circa 380 mila copie
digitali (13% del totale), in aumento del 13% rispetto al 2017. Oggi
la diffusione dei quotidiani italiani rappresenta lo 0,4% di quella
mondiale, poco meno di quella dei primi due quotidiani britannici
insieme (The Sun e Daily Mail).
La top10 dei
quotidiani d’informazione italiani vede in testa il Corriere della
Sera, con 216mila copie giornaliere nel 2018. Sul podio troviamo,
inoltre, La Repubblica (166mila copie), seguita da un altro
quotidiano del Gruppo Gedi, La Stampa (131mila). Seguono Avvenire
(101mila), QN-Il Resto del Carlino (92mila), Il Messaggero (88mila),
il Sole24Ore (80mila), QN-La Nazione (67mila), Il Giornale (54mila) e
Il Gazzettino (47mila). Quanto ai prezzi, i quotidiani italiani sono
mediamente meno cari rispetto a quelli europei e registrano
l’incremento di prezzo più contenuto nel 2018-2014.
Risultati dei
principali gruppi italiani Il trend negativo dei ricavi aggregati dei
sette principali gruppi editoriali italiani, che rappresentano il 67%
del settore editoriale nazionale, prosegue nel 2018; in
controtendenza solo Cairo Communication (+0,5% sul 2017).
Nel 2018 i
principali sette editori hanno registrato ricavi complessivi per 3,4
miliardi, il 4% in meno rispetto al 2017. I primi tre gruppi, Cairo
Communication (fatturato di 1,224 miliardi), Mondadori (891 milioni)
e Gedi (649 milioni), rappresentano, da soli, l’82,3% del giro
d’affari dei maggiori sette operatori editoriali nazionali.
L’ingente calo
delle vendite si riflette sull’occupazione. Tra il 2014 e il 2018
la forza lavoro è diminuita di 2.540 unità. Nel 2018 i dipendenti
sono risultati 11.053 (-14,1% sul 2014 e -3,9% sul 2017) e i
giornalisti rappresentano il 35,4% del totale (erano il 37,2% nel
2014).
I maggiori gruppi
editoriali italiani hanno cumulato, nel periodo 2014-2018, perdite
nette per 678 milioni e solo Cairo Editore, consolidata in Cairo
Communication, ha sempre chiuso in utile nel quinquennio. Buone
notizie, però, sul versante redditività industriale, che segna
mediamente un netto miglioramento: 5,7% nel 2018 rispetto allo 0,3%
del 2014. Nel 2018 sono state positive le performance di Cairo
Communication (10%), Mondadori (6,4%), Monrif (2%) e Gedi (1,7%). In
coda Class Editori (-12,5%). La struttura finanziaria è eterogenea:
nel 2018 la società più solida è Caltagirone Editore (debiti
finanziari pari al 2,5% del capitale netto), seguita da Cairo
Communication (34%) e Gedi (34,6%).
Le difficoltà
economiche dell’editoria sono evidenti anche nel drastico calo
degli investimenti materiali, più che dimezzati in cinque anni
(-56,7% sul 2014). L'Italia è fanalino di coda per tasso di
investimento (1,1% nel 2018), meno della metà del Regno Unito (2,6%)
e un terzo di quello francese (3,4%); Germania best performer (7,2%).
In Borsa, tra il
2014 e il 2018, i maggiori ribassi sono quelli registrati da Il Sole
24 ore (-84,5%), Class Editori (-81,2%) e Gedi (-63,9%); positivo,
invece, l’andamento del titolo Mondadori (+92,5%). A fine novembre
2019, in rialzo ancora Mondadori (+29,2% rispetto a fine 2018) e in
ripresa il Sole 24 Ore (+41,5%).