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Don Luigi Sturzo |
Brooklyn,
New York, una giornata di primavera del 1944. Mentre in Italia e in
Europa infuriano i combattimenti tra nazifascisti e Alleati, l’esule
politico Gaetano Salvemini si reca a trovare don Luigi Sturzo,
fondatore del Partito Popolare Italiano, anche lui costretto a
fuggire dall’Italia, nel 1924, per evitare la rappresaglia
fascista. Sono due uomini già molto avanti negli anni, provati da un
lungo e penoso esilio e da dure esperienze politiche e personali. Le
persecuzioni subite e le amarezze vissute non ne hanno tuttavia
fiaccato il coraggio né la volontà di continuare a lottare per
assicurare all’Italia libertà e democrazia.
Salvemini
ha un cruccio: teme che il suo amico sacerdote, nonostante i saldi
convincimenti democratici e repubblicani, sia obbligato dal Vaticano
a tornare in Italia per spendere il suo prestigio e la sua
autorevolezza per cooperare con chi, a cominciare dagli Alleati,
immagina, per il futuro dell’Italia, un “fascismo senza
Mussolini” e il mantenimento della monarchia.
Questo
argomento fa da detonatore a una serrata, franca e, a tratti, accesa
discussione, che via via prende il largo, spaziando da temi
contingenti – la guerra, la caduta del fascismo, l’arretratezza
del Mezzogiorno, il ricordo degli amici caduti – a questioni più
universali, come il legame tra politica e morale, la dialettica tra
fede e coscienza, la compatibilità tra libertà e religione, fino ad
affrontare questioni prettamente esistenziali: il dolore, la morte,
il silenzio di Dio, l’aldilà.
Frutto di una accurata operazione filologica (l’autore ha infatti utilizzato, per costruire i dialoghi, le parole originali di Sturzo e di Salvemini, tratte da loro lettere e testi), lo spettacolo, diretto da Piero Maccarinelli, permette di far rivivere. sulla scena, la sorprendente e poco conosciuta amicizia tra due protagonisti dell’antifascismo italiano in esilio.
Frutto di una accurata operazione filologica (l’autore ha infatti utilizzato, per costruire i dialoghi, le parole originali di Sturzo e di Salvemini, tratte da loro lettere e testi), lo spettacolo, diretto da Piero Maccarinelli, permette di far rivivere. sulla scena, la sorprendente e poco conosciuta amicizia tra due protagonisti dell’antifascismo italiano in esilio.
Antonello
Fassari interpreta l’austero sacerdote siciliano, ispirato da una
fede incrollabile nella salvezza dell’umanità, mentre Luigi
Diberti dà corpo e voce al passionale professore pugliese, che non
nasconde la sua concezione razionalistica, agnostica e anticlericale,
venata di profondo pessimismo. Guia Jelo impreziosisce la messa in
scena con una spassosa interpretazione di Pina Bagnara, emigrata
italo-americana e padrona di casa di Sturzo.
L’incontro-scontro
tra due grandi italiani, divisi dalla visione del mondo ma accomunati
da uno struggente amore per la libertà, consente di rievocare
personalità, vicende e questioni storiche che sono state all’origine
della nostra Costituzione repubblicana e, allo stesso tempo, di
lanciare uno sguardo sul mondo di oggi, pervaso anch’esso da
tensioni, fermenti e inquietudini che riguardano la politica, la
democrazia, la convivenza e, in definitiva, il destino stesso
dell’uomo.