Il
rapporto degli italiani con la sanità è sempre più improntato a
una logica combinatoria: per avere ciò di cui hanno bisogno per la
propria salute, si rivolgono sia al Servizio sanitario nazionale
(Ssn), sia a operatori e strutture private, a pagamento. Nell’ultimo
anno, il 62% degli italiani che ha avuto almeno una prestazione nel
pubblico ne ha fatta anche almeno una nella sanità a pagamento: il
56,7% di chi ha un reddito basso e il 68,9% di chi ha un reddito di
oltre 50.000 euro annui.
Lo
ha rilevato il Censis, secondo il quale ci si rivolge al di fuori del
Ssn sia per motivi soggettivi, per il desiderio di avere ciò che si
vuole nei tempi e nelle modalità preferite, sia per le difficoltà
di accedere al pubblico, a causa di liste d’attesa troppo lunghe.
Nell’ultimo
anno, su 100 prestazioni rientranti nei Livelli essenziali di
assistenza che i cittadini hanno provato a prenotare nel pubblico,
27,9 sono transitate nella sanità a pagamento. Marcate le differenze
territoriali: il 22,6% nel Nord-Ovest, il 20,7% nel Nord-Est, il
31,6% nel Centro, il 33,2% al Sud.
Forte
è la pressione della spesa sanitaria privata: per l’81,5% degli
italiani pesa molto o abbastanza sul bilancio familiare (il 77,8% di
chi risiede nel Nord-Ovest, il 76,5% nel Nord-Est, l’82,5% nel
Centro, l’86,2% al Sud).
Per
il 41,3% degli italiani, stare bene significa trovarsi in uno stato
di benessere psicologico, di soddisfazione, tranquillità e felicità.
Dieci anni fa solo il 17,4% degli italiani la pensava così. Nella
nuova e allargata concezione di benessere, che si è affermata
nell’ultimo decennio, un ruolo significativo spetta alla
sessualità. Il 71,4% dei 18-40enni italiani che hanno rapporti
sessuali è molto o abbastanza soddisfatto della propria vita, mentre
la quota scende al 52,5% tra chi non ha rapporti sessuali.
Se
una vita sessuale soddisfacente innalza il benessere soggettivo, su
un ambito decisivo per la salute come quello della prevenzione
sessuale i giovani sono ancora un passo indietro, con comportamenti
poco attenti a mettersi al riparo dai rischi. Il 57,9% dei 18-40enni
ha fatto sesso senza usare alcun metodo contraccettivo e il 18,2% ha
utilizzato il coito interrotto. Solo il 21,6% dei millennial ha
sempre utilizzato contraccettivi.
Oggi,
in Italia, le persone non autosufficienti sono 3.510.000 (+25% dal
2008), in grande maggioranza anziani: l’80,8% ha più di 65 anni.
Non è autosufficiente il 20,8% degli anziani. Insufficienti e
inadeguate sono le risposte pubbliche a un fenomeno destinato a
crescere, considerato l’invecchiamento progressivo della
popolazione.
Il
56% degli italiani dichiara di non essere soddisfatto dei principali
servizi socio-sanitari per i non autosufficienti presenti nella
propria regione (il 45,5% dei residenti al Nord-Ovest, il 33,7% nel
Nord-Est, il 58,2% nel Centro, il 76,5% al Sud).
L’onere
della non autosufficienza ricade direttamente sulle famiglie,
chiamate a contare sulle proprie forze economiche e di cura. Per il
33,6% delle persone con un componente non autosufficiente in famiglia
le spese di welfare pesano molto sul bilancio familiare, contro il
22,4% rilevato sul totale della popolazione. Forte è la richiesta
delle famiglie di un supporto anche economico: il 75,6% degli
italiani è favorevole ad aumentare le agevolazioni fiscali per le
famiglie che assumono badanti.