Al
contempo, l’importo
medio riscontrato risulta pari a 4.662 euro euro,
in flessione del 21,4%,
a
confermare come i malintenzionati si stiano orientando su importi
sempre più modesti rispetto al passato. Relativamente alla sola
prima metà dell’anno il danno
stimato supera complessivamente i 77 milioni di euro.
“In
Italia il furto di identità è un fenomeno sempre più diffuso, che
coinvolge persone e aziende. Mentre ampie fasce di popolazione si
stanno velocemente aprendo al mondo digitale, organizzazioni
criminali si stanno specializzando sulle frodi online” commenta
Beatrice
Rubini, direttore della linea Mister Credit di Crif.
La
vulnerabilità alle frodi creditizie perpetrate attraverso un furto
di identità è accresciuta anche dal fatto che, sul web, spesso
vengono pubblicati dati anagrafici e identificativi, come il codice
fiscale, o i recapiti personali, come l’email o il numero di
cellulare.
L’incremento
dei casi rilevati nella prima metà dell’anno è assolutamente
impressionante, ma dovrebbe preoccupare ancor di più considerando
che, tipicamente, il picco si registra proprio in questo periodo di
feste e shopping natalizio, quando il livello di attenzione è più
basso.
Rubini
aggiunge: “Per difenderci dai ladri, possiamo dotare le nostre
abitazioni di un cancello o installare un allarme, ma per ridurre il
rischio di subire una frode creditizia dobbiamo essere noi ad
attivarci per proteggere adeguatamente i nostri dati, per esempio
attivando un sms di allerta per controllare le transazioni con la
carta di credito o sistemi che avvisano se i nostri dati vengono
utilizzati per chiedere un prestito o se stanno circolando sul web”.
La
distribuzione delle frodi per sesso evidenzia che la
maggioranza delle vittime (64,9%) sono uomini. Rispetto
al primo semestre 2018 la distribuzione dei casi per genere vede una
diminuzione delle donne (-4,3%). Osservando la distribuzione delle
frodi per classi di età, invece, si inverte la tendenza evidenziata
nella prima metà dell’anno scorso: il maggior
incremento dei casi è
quello della fascia dei 8-30enni
(+23,2%) e
dei 31-40enni (+6,4%) mentre diminuiscono i 51-60enni (-11,0%) e gli
over 60 (-15,7%).
La
ripartizione delle frodi per regione mostra una maggiore incidenza in
Lombardia, Campania, Lazio e Sicilia,
seguite da Piemonte e Puglia. Si tratta delle stesse regioni che
anche nel primo semestre 2018 occupavano i primi posti di questa poco
invidiabile classifica, anche se la
Lombardia ha sorpassato la Campania.
Coerentemente
con quanto rilevato nel 2018, anche nel primo semestre 2019
l’acquisto
di elettrodomestici con un finanziamento ottenuto in modo fraudolento
resta la tipologia maggiormente diffusa (30,5% dei casi totali). Al
secondo posto, in aumento dello 0,7%, si piazza la categoria
auto-moto (che arriva al 13,7%), seguita dagli articoli di
arredamento (con il 7,9%).
Da
sottolineare come continuino
ad aumentare i casi che hanno come oggetto articoli di abbigliamento
e prodotti di lusso che arrivano al 6,9%, in seguito alla crescita
del 55,3%; nonché
quelle per prodotti di elettronica-informatica-telefonia (al 7,6%),
con un +29,6%, e quelle per trattamenti estetici/medici (+8,8% anche
se si fermano al 6,0% del totale).
Il
prestito finalizzato continua
a essere la tipologia di prodotto maggiormente coinvolto nei casi di
frode (con il 52,4%
del totale),
seppur in calo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Al
contempo, raddoppiano
i casi di frode che interessano le carte di credito,
che arrivano a rappresentare oltre un quarto del totale dei casi
registrati nel periodo (il 25,8%, per la precisione). L’11% dei
casi, infine, interessa i
prestiti personali in
virtù di un incremento del +55,1% rispetto al primo semestre del
2018.
Relativamente
all’importo dei finanziamenti ottenuti in modo fraudolento nel
primo semestre 2019, la
fascia compresa tra i 1.500 e 3.000 euro rappresenta il 23,4% del
totale dei casi (in
crescita del 12,1% rispetto al primo semestre del 2018), mentre
calano di quasi il 40% i casi di frode con importi tra i 3.000 e
5.000 euro. Si
registra. Invece, un incremento di oltre il 10% dei casi con importo
tra i 5 e 10.000 euro.
Sempre
di più, i tempi di scoperta sono caratterizzati principalmente da
due macro categorie: da un lato quasi
il 56% dei casi viene scoperto entro sei mesi,
dall’altro lato continuano a emergere casi
di frode messi in atto 3 o 4 e addirittura 5 anni prima (con
un aumento del 30% rispetto al primo semestre 2018).
Come
negli anni precedenti, emerge l’utilizzo della carta di identità
come documento identificativo principale (oltre l’80% del
campione). Nello specifico, circa il 2% dei documenti presentati in
fase di identificazione anagrafica è una carta di identità
contraffatta oppure valida ma non riconducibile al soggetto. Un altro
dato interessante riguarda l’utilizzo del codice fiscale: nello
0,2% dei casi risulta inesistente, quindi mai rilasciato dall’Agenzia
delle Entrate. Nel caso delle patenti, circa lo 0,6% risultano
inesistenti mentre per i passaporti i casi di documento inesistente
rappresentano lo 0,4%.