“Verosimilmente – afferma Paolo
Zabeo, il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia,
l'associazione degli artigiani e delle piccole imprese di Mestre - lo
Stato incasserà in un solo giorno un importo pari alla dimensione
economica della prossima manovra di bilancio. Una cifra da far
tremare i polsi, anche se è bene ricordare che si tratta di una
partita di giro. Le imprese, in qualità di sostituto di imposta,
entro lunedì dovranno versare l’Iva incassata dalla propria
clientela e l’Irpef di competenza delle proprie maestranze.
Tuttavia, non mancheranno casi in cui sarà difficile onorare questa
scadenza; purtroppo, la mancanza di liquidità sta tornando a essere
un problema assillante, soprattutto per tantissime piccole e micro
imprese”.
Con una pressione fiscale complessiva
sulle imprese italiane che, secondo gli ultimi dati della Banca
Mondiale (Doing Business), ammonta al 59,1% dei profitti commerciali,
contro una media del 42,8% nell’area dell’euro (16,3 punti in
meno del nostro Paese), il segretario della Cgia, Renato Mason
afferma: “Sebbene la congiuntura economica non volga al bello, lo
sforzo fiscale richiesto alle nostre imprese non ha eguali nel resto
d’Europa. Nonostante la giustizia civile sia lentissima, il credito
sia concesso con il contagocce, la burocrazia abbia raggiunto livelli
ormai insopportabili, la Pubblica amministrazione rimanga la peggiore
pagatrice d’Europa e il sistema logistico-infrastrutturale registri
dei ritardi spaventosi, la fedeltà fiscale delle nostre imprese
rimane comunque molto elevata.”
Oltre a pagare troppo, nell’ultimo
anno, il rapporto tra fisco e imprese è stato completamente
rivoluzionato. Dopo l’introduzione della fatturazione elettronica
che ha debuttato a inizio anno, dallo scorso 1° luglio è scattata
una nuova scadenza per le partite Iva con volume d’affari superiore
ai 400.000 euro. Ovvero, l’obbligo di memorizzazione e di invio
telematico dei corrispettivi. Operazione che, dal 2020, sarà estesa
a tutte le attività economiche. Questo scenario evidenzia come il
rapporto fiscale tra le aziende e l’Agenzia delle Entrate stia
cambiando rapidamente, ancorché non vi siano sostanziali benefici in
termine di riduzione delle tasse con altrettanta rapidità. Da
quest’anno, inoltre, c’è un’altra grossa novità: i tanto
criticati studi di settore sono stati sostituiti dagli Isa
(Indicatori Sintetici di Affidabilità fiscale). Un nuovo strumento
che, in fase di applicazione, ha messo in gravi difficoltà gli
stessi addetti ai lavori, come le associazioni di categoria e i
commercialisti; figuriamoci gli imprenditori. Insomma, ci troviamo di
fronte a un cambiamento epocale che rischia di tradursi, però, solo
in un aumento dei costi legati alla burocrazia fiscale.
Se qualcuno non rispetta la scadenza di
pagamento prevista per lunedì 18 novembre, cosa gli succede ?
L’ordinamento tributario - ricorda l’Ufficio studi della Cgia -
impone al contribuente una sanzione dell’1% dell’importo da
versare al fisco per ogni giorno di ritardo entro il 15° dalla
scadenza. La percentuale sale al 15% se il pagamento viene effettuato
entro il 90° giorno dalla scadenza. Per omesso pagamento o per
versamento effettuato dopo 90 giorni dal termine previsto per legge,
la sanzione sale al 30% dell’importo da versare all’erario.
Indipendentemente dal ritardo, sono altresì dovuti gli interessi
legali pari allo 0,8% dell’importo da pagare.
Va ricordato, comunque, che le sanzioni
possono essere fortemente ridimensionate usufruendo dell’istituto
del “ravvedimento operoso”, a condizione che si versi sia
l’importo omesso che la sanzione (opportunamente ridotta) e gli
interessi. Le riduzioni, ovviamente, diminuiscono con il passare del
tempo di pagamento.
Il peggio, comunque, deve ancora
arrivare. La scadenza del prossimo 30 novembre, che essendo di sabato
slitterà a lunedì 2 dicembre, “chiederà” alle imprese altri 28
miliardi di euro circa. Le piccole aziende e gli autonomi, infatti,
dovranno “passare alla cassa” per onorare la seconda o unica rata
degli acconti Irpef, Irap e Inps. Le società di capitali, invece,
pagheranno la seconda o unica rata dell’acconto Ires e Irap. In
buona sostanza, si avvicina un fine anno denso di scadenze fiscali da
far tremare i polsi.
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