A
Torino, lo storico Palazzo
Perrone di
via XX Settembre angolo via Alfieri, sede della Fondazione Crt e,
fino all’Unità d’Italia, dell’Ambasciata di Francia presso la
corte sabauda, aprirà al pubblico sabato
5 ottobre,
dalle ore 10 alle 19, in occasione dell'iniziativa nazionale "Invito
a Palazzo" promossa dall’Abi, l'associazione bancaria
italiana, con la collaborazione del'Acri e il patrocinio del
ministero dei Beni e delle attività culturali.
L’ingresso,
gratuito, è
da via Alfieri 7. Per
prenotare, indicando la fascia oraria di preferenza (10.00-12.00;
12.00-14.00; 14.00- 16.00; dopo le 16.00), inviare una mail a:
eventiculturali@unicredit.eu
entro le ore 12.00 di venerdì 4 ottobre.
Sarà
così possibile ammirare i marmi, le decorazioni e gli affreschi
della struttura settecentesca, il Salone d'Onore, lo scalone con
opere raffiguranti gli dei dell'Olimpo, la balconata con vista sui
simboli della città e della laboriosità bancaria.
Il
palazzo che, dal 1991, oggi ospita la Fondazione Crt, ente non profit
le cui finalità sono la crescita e lo sviluppo economico, sociale e
culturale del Piemonte e della Valle d’Aosta, sorse nel 175, per
volere di Gioachino Bonaventura Argentero, marchese del feudo di
Bersezio, nel Cuneese. Alla fine del Settecento la residenza passò
in proprietà dei Perrone di San Martino, nobile famiglia eporediese.
Realizzato
su progetto dall'architetto Borra, era uno dei più aggiornati ed
eleganti palazzi torinesi, citato nelle guide appunto come «superba
architettura del Borra» (Briolo, 1828).
Nella
prima metà dell’Ottocento e fino all’Unità d’Italia, fu sede
dell’ambasciata francese presso la corte sabauda. Qui abitò, dal
1837 fino alla morte, nel 1840, la poetessa piemontese contessa
Diodata Saluzzo-Roero. Nel 1883 fu acquistato dalla Cassa di
Risparmio di Torino.
Il
palazzo nella sua configurazione attuale è il frutto di una totale
ricostruzione che fu decisa nel 1929, quando, per mancanza di spazi,
il consiglio d’amministrazione della Cassa di Risparmio decise
l’acquisto del limitrofo settecentesco Educandato, l’abbattimento
di tutti gli edifici e la loro completa ricostruzione.
Il
progetto fu affidato all’ingegnere Giovanni Chevalley, uno degli
architetti più noti dell’epoca, che seguì l’edificazione del
palazzo cercando di riproporre i volumi e lo stile del precedente
edificio, in chiave eclettico-barocca. Della struttura originaria,
ebbe cura di salvare i marmi e le decorazioni, così come gli
affreschi delle sale che furono strappati, restaurati e rimontati nei
nuovi ambienti, decorati da stucchi neo barocchi.
Il
palazzo è stato la sede operativa della Banca Crt fino alla metà
degli anni Settanta. In seguito, ne ospitò i vertici fino all’inizio
degli anni Duemila. Della banca oggi resta la storica agenzia al
piano terreno, tuttora operativa.