“È
partita la riscossa del Grignolino: ecco a voi Monferace,
vino dallo spirito nobile, ribelle e irriverente”. Incomincia così
l'articolo di Rita Cavalli, pubblicato da First&Food, portale
dell'autorevole Firstonline dedicato all'enograstronomia e alle
eccellenze agroalimentari made in Italy.
“Il
Grignolino, con una storia secolare alle spalle, conosciuto in
Piemonte fin dal medioevo con il nome di Barbesino, condannato a
finire all’ombra del più redditizio Barbera, si scrolla di dosso
anni di oblio intenzionato ad assumere una posizione di tutto
rispetto all’interno della produzione enologica nazionale e
riscatta la sua immagine di vino leggero, sottovalutato dal mercato,
per attestarsi
come vino da grande invecchiamento” spiega Rita Cavalli, in
riferimento all'iniziativa dei 12 produttori che hanno deciso di
lanciare il Monferace.
Vino
amato da grandi personaggi, a partire da re Umberto I, che
ne celebrò le qualità di eccellenza alla fiera di Asti, a Giovanni
Lanza, presidente del consiglio ai tempi della breccia di Porta Pia,
per arrivare a Giovanni
Agnelli, che
lo proponeva con raffinato orgoglio ai suoi ospiti, a Nils
Liedholm, che
ne fu produttore, per non parlare – e scusate se è poco – di
Papa
Francesco, il
cui nonno produceva Grignolino a Portacomaro, il Grignolino punta
oggi a prendersi la sua rivincita.
Vino
dalle grandi qualità e dalle grandi potenzialità, ma anche vino
difficile.
E’ una delle uve che richiede maggiori cure nel vigneto. Le sue
viti richiedono terreni e climi particolari, si adattano con
difficoltà ai portainnesti diversi e non garantiscono una produzione
di uva costante. “E per questo, Veronelli lo chiamò anche
“Testabalorda”
- ha scritto Rita Cavalli-
D’altronde ,la stessa etimologia del nome lo fa derivare da
“grignole “ che in dialetto locale significa vinaccioli di cui la
pianta abbonda”.
Inoltre,
il vitigno è particolarmente sensibile alle malattie, in particolare
alla muffa grigia, favorita dalla compattezza del grappolo e ciò fa
capire bene perché la coltivazione del Grignolino, che pure ha
conosciuto larga
diffusione fra il ‘500 e il ‘600, quando era alla base dei famosi
“chiaretti” apprezzati in tutto il Piemonte,
sia andata nel tempo rarefacendosi, per la sua scarsa produttività,
anche in virtù del fatto che molti produttori interpretandolo come
un vino leggero da bere giovane, puntavano a ottenere dalle vigne
rese di uva alte, a tutto danno della qualità.
“Meritoria,
dunque, per il suo valore di salvaguardia e di promozione di un
patrimonio storico e culturale l’azione intrapresa dal gruppo di
produttori di Grignolino che hanno ora deciso di unire le loro forze
e fare rete per lanciare sul mercato il Monferace che potrà
chiamarsi così solo
se prodotto da uve Grignolino al 100% dopo un periodo minimo di
affinamento di 40 mesi, calcolato dal 1° novembre dell’anno di
vendemmia, di cui almeno 24 mesi in botte di legno” ha commentato
Rita Cavalli su First&Food.
“Monferace
– ha dichiarato Guido
Carlo Alleva, avvocato
di successo convertitosi al vino una quindicina di anni fa e oggi
titolare di un'azienda
modello, la Tenuta Santa Caterina a Grazzano Badoglio –
è un sogno che nasce tra colline e castelli del Monferrato. È il
progetto
di un gruppo di vignaioli coraggiosi che,
da anni, amano, credono e investono in quel saliscendi di vigneti tra
Casale Monferrato, Alessandria e Asti, nel cuore del Monferrato
Aleramico. Un territorio geologicamente coerente, circoscritto a 24
Comuni, a cavallo fra le province di Alessandria e Asti riconosciuto
Patrimonio dell’Unesco”.
Il
nome scelto, Monferace, ha un preciso significato e racchiude
tutta la filosofia che
ha mosso il gruppo di imprenditori: è l’antico nome del Monferrato
aleramico, tratto dalla cinquecentesca “Descrittione di tutta
Italia” di Leandro Alberti. “Ma Monferace non è solo vino è
qualcosa di più articolato e complesso – ha sottolineato Rita
Cavalli - è un patto tra vignaioli, imprenditori, uomini e donne
che vivono, respirano e amano questa terra: il Monferrato”.
Per sostenere, promuovere e diffondere questo progetto si è costituita, nel febbraio 2016, l’Associazione Monferace. Soci fondatori, ispirati dall’enologo Mario Ronco, sono dodici, fra cui dieci produttori: Tenuta Santa Caterina di Grazzano Badoglio (At), Castello d’Uviglie di Rosignano Monferrato (Al), Accornero di Vignale Monferrato (Al), Tenuta La Tenaglia di Serralunga di Crea (Al), Vicara di Treville (Al), Alemat di Ponzano Monferrato (Al), Tenuta La Fiammenga di Penango (At), Agricola Sulin di Grazzano Badoglio (At), Frat.lli Natta di Grazzano Badoglio (At), Angelini Paolo di Ozzano Monferrato (Al).
È
prevista la possibilità di associarsi per
imprenditori vinicoli che producono Grignolino (Doc d’Asti, del
Monferrato Casalese, Piemonte) nell’area del Monferrato aleramico e
intendono dedicarsi alla produzione di Monferace, associazioni di
produttori agricoli, enologi e altri soggetti individuati
dall’assemblea, che abbiano le caratteristiche consone al
raggiungimento degli scopi sociali. Particolarmente
rigoroso il disciplinare. E, per
poter essere immessi sul mercato con il nome Monferace, i vini di
ciascun produttore associato dovranno essere obbligatoriamente
approvati, per ogni annata, da una commissione di assaggio alla
cieca, che dovrà riscontrarne la corrispondenza alle caratteristiche
di tipicità e qualità obbiettivo del disciplinare.
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