Guido Gasparri ai Lunedì pomeriggio della prevenzione e della salute |
Che è una malattia sistemica assai
ricorrente dello scheletro, caratterizzata da una ridotta massa ossea
e dal deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo, con
conseguente aumento della fragilità e predisposizione alle fratture
soprattutto del femore, del bacino, della colonna vertebrale e del
polso.
«I fattori di rischio di questa
patologia – ha detto Guido Gasparri – sono l’età avanzata,
soprattutto nelle donne con pregresse fratture, soggette a prolungata
terapia con cortisonici, affette da dimagramento eccessivo,
familiarità per le fratture stesse, artrite reumatoide,
malassorbimento intestinale e, fra l'altro, menopausa precoce».
A riguardo, il clinico ha consigliato
di seguire una densitometria ossea, in particolare per le donne con
oltre 65 anni di età e in post-menopausa. Suggerimento non indicato
agli uomini, a eccezione di quelli che presentano manifestazioni
cliniche con riduzione della massa ossea (osteopenia) e che abbiano
avuto pregresse fratture a causa di traumi, prolungata terapia
cortisonica e sospetto iperparatiroidismo.
I fattori di rischio per l’osteoporosi
sono molteplici: fra cui l’iperparatiroidismo, carenza di vitamina
D (il cui buon apporto favorisce l’assorbimento del calcio e ne
aumenta il riassorbimento osseo); come pure le carenze nutrizionali,
anoressia, fumo, terapie ormonali antitumorali, sedentarietà,
ipogonadismo, eccesso di proteine, isterectomia, diabete, carenza di
calcio, inadeguata massa corporea, stress.
«L’iperparatiroidismo primario –
ha spiegato Guido Gasparri – è una condizione patologica in cui
viene prodotto l’ormone paratiroideo in quantità superiore al
necessario a causa di tre adenomi, iperplasie e carcinoma della
tiroide. Quello secondario è una condizione patologica in cui
l’eccesso di paratormone (PTH, ormone prodotto dalle ghiandole
paratiroidi che servono a mantenere costante la concentrazione del
calcio nel sangue, ndr) viene secreto quale compenso all’ipocalcemia
indotta da diverse condizioni. Quello terziario è una condizione
patologica in cui l’ipoparatiroidismo non diminuisce quando sono
venute meno, per trattamento chirurgico, e le condizioni che hanno
creato un iperparatiroidismo secondario».
L’iperparatiroidismo primitivo si
manifesta in 25 casi per 100 mila abitanti in Italia e in 28 casi per
100 mila abitanti negli USA. L’incidenza aumenta con l’età a
partire dagli oltre 60 anni nella misura di cinque volte in più
nelle donne in menopausa.
Questa patologia, che coinvolge
specialisti di varie discipline, è trattabile con una terapia medica
che consiste nella somministrazione di farmaci e, in taluni casi, con
la chirurgia, i cui precursori sono stati il chirurgo svizzero Emil
Theodor Kocher (1841-1917), premio Nobel per la Medicina nel 1909; il
tedesco Christian Albert Theodor Bilroth (1829- 1894) e Albert Ghane.
La chirurgia mininvasiva rappresenta
oggi un ottimo approccio all’iperparatiroidismo primitivo, ma tutte
le tecniche sono adeguate se praticate con la necessaria perizia.
*Giornalista medico-scientifico