Come ricordato dalla Cgia, le
Amministrazioni pubbliche devono pagare i loro debiti commerciali
(tra i quali rientrano le obbligazioni contratte con liberi
professionisti) entro 30 o, nei casi previsti, 60 giorni decorrenti
dal ricevimento della fattura o richiesta equivalente di pagamento.
E, in caso di violazione dei termini di pagamento, la Pubblica
amministrazione è obbligata a corrispondere interessi moratori nella
misura di 8 punti percentuali superiori al saggio legale, a
rimborsare le spese sostenute dall’operatore economico per il
recupero del corrispettivo e a risarcire il danno con importo
forfettario pari a 40,00 euro, salvo prova di danno maggiore.
L’Ufficio studi della Cgia ha esamini
i dati relativi agli Indicatori di Tempestività dei Pagamenti (Itp)
e l’ammontare dei debiti commerciali delle principali
Amministrazioni pubbliche italiane, le quali, per legge, oltre
all’Itp, devono pubblicare sul proprio sito anche il numero dei
creditori e l’ammontare complessivo dei debiti maturati ogni
trimestre e alla fine di ciascun anno, per le seguenti voci di spesa:
somministrazioni, forniture, appalti e prestazioni professionali.
I dati emersi sono “impietosi”: nel
2018 l’Inps ha registrato un Itp +10,13, il quale certifica che,
l’anno scorso, l’istituto ha liquidato i propri fornitori con la
media di oltre 10 giorni di ritardo rispetto alle disposizioni
previste dalla legge in materia di tempi di pagamento. Tutto ciò, al
31 dicembre 2018, ha contribuito a produrre un debito commerciale
complessivo nei confronti dei fornitori pari a 157,2 milioni di euro.
Per quanto riguarda l’Inail, invece,
nel 2018 l’Itp (riferito al 4° trimestre 2018) è stato +54,45: in
pratica, l’istituto ha saldato i propri fornitori con quasi due
mesi di ritardo.
Ma l’Inps e l’Inail non sono le
uniche amministrazioni ad aver violato l’anno scorso la legge in
materia di pagamenti nei rapporti commerciali con soggetti privati.
Quasi la metà dei ministeri, infatti, presenta un valore medio dell’
Itp clamorosamente elevato. In particolte, il ministero della Difesa
registra la situazione più critica: l’anno scorso, ha liquidato i
fornitori con 67 giorni di ritardo e ha maturato a fine anno ben
313,2 milioni di euro di debiti. Anche il ministero dell’Interno
non brilla per puntualità: nel 2018 ha saldato le fatture dopo 60,9
giorni dalla scadenza.
Invece, i più celeri a pagare sono
stati il ministero dell’Istruzione, degli Esteri e della Giustizia,
i cui pagamenti sono avvenuti ben prima della scadenza prevista per
legge. Inoltre, sempre nel 2018, l’Anac (Autorità Nazionale
Anticorruzione) ha anticipato i pagamenti di quasi 13 giorni e al 31
dicembre 2018 aveva azzerato tutti i debiti commerciali.
Tra le Regioni, infine, la palma della
peggiore pagatrice d’Italia spetta alla Sicilia: con un Itp di
+29,76 giorni, al 31 dicembre dell’anno scorso aveva maturato quasi
212 milioni di euro di insoluti. Un po' meno peggio il Piemonte con
26 giorni medi di ritardo, il secondo maggiore. Invece, la Regione
più virtuosa è risultata la Lombardia con l’Itp medio di -12,62.
Fra l'altro, al 31 dicembre scorso, la Lombardia non presentava alcun
debito nei confronti delle imprese fornitrici; mentre il Piemonte ne
aveva per 6,307 milioni di euro, comunque meno rispetto ai 585,7
della Campania, i 410,5 del Veneto, i 216 dell'Abruzzo, i 212 della
Sicilia, i 121 delle Marche e i 107 del Lazio.
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